Frano Kršinić nacque a Lumbarda sull’isola di Curzola il 24 luglio del 1897 di modesta famiglia di scalpellini e contadini. Nel 1912 finì a Curzola il corso di scalpellatura e nell’autunno si iscrisse alla scuola media di scultura e scalpellatura a Hořice (Boemia). Imparando bene il mestiere di scultore presso Q. Kocian, subito dopo aver finito il mestiere nel 1916, si iscrisse all’Accademia delle belle arti a Praga, dove studiò per due anni presso J. V. Myslbek, e J. Štursa.

Nel 1920 ritornò alla patria. Lavorò come l’artista indipendente a Zagabria e Zemun, cercando la sua via tra i temi sociali e la scultura da salotto. Dal 1924 inpoi era situato a Zagabria e impiegato come insegnante all’Accademia delle belle arti.

Già la fine degli anni Venti segnò la sua espressione propria, lontano dal carattere patetico di Meštrović e dall’art-deco. Il suo periodo molto fecondo fino alla metà degli anni Trenta, che indicava il suo stile riconoscibile e la purezza sculturale, segnano i suoi lavori prominenti dai soggetti lirici e dalle linee morbide in forma chiusa: Il risveglio (1926), Diana (1926), Il bagno (1928), Il flautista (1928), Leggendo (1929), La coltivatrice di rose (1934), La danzatrice (1934). Spesso si esprimeva in legno, formando i rilievi teneri e i nudi focosi, per i quali fu premiato alle esposizioni a Parigi nel 1925 e a Barcelona nel 1929. Nello stesso tempo rimase molto legato ai temi del suo paese nativo e nel 1931 creò i rilievi: I pescatori e Il canto dei pescatori, i quali dopo verranno elaborati audacemente in più versioni.

Kršinić alla sua età media si dedicò alle creazioni in marmo delle sculture sottili dei nudi femminili e i motivi materni in tante variazioni: Dopo il bagno, La madre nutre il bambino, La riflessione, Intrecciami, intrecciami, mammina. La sua composizione più caratteristica, Il gioco di madre, fu modellata negli anni Quaranta.

Kršinić fece i monumenti: Eugen Kumičić (Zagreb, 1934), Don Frane Bulić (Zagreb, 1945), Il re Alessandro (Susak, 1935), Il re Petar (Sarajevo, 1938), I fucilati (Zagreb, 1951), L’insurrezione (Sisak, 1954), Nikola Tesla (Beograd, 1955), Alle vittime del fascismo (Addis Abeba, insieme ad Augustinčić, 1955), Tito (Užice, 1960), Emanuel Vidović (Split, 1963), tante altre opere minori, ed i sepolcri, tra cui il più noto ritratto di Ante Starčević (1941).

Dal 1947 dirigeva lo studio post-laureo da scultore maestro. Nel 1948 fu eletto il membro regolare dell’Accademia Nazionale delle Arti e delle Scienze. Insegnava fino al 1967 educando numerosi scultori croati e stranieri.

Nell’ultima decina d’anni modellava numerose variazioni sul motivo della fanciulla e del nudo, con le forme stilizzate e ripiene, scalpellandole in formato ridotto. Il colmo del suo lavoro fu segnato dalla morbidezza dello scalpellare in marmo (L’ansia, Il soleggiare, Il riposo, La fanciulla, L’Impacciata, Il risveglio, La meditazione). Nel 1975 cessò di lavorare e dopo una malattia grave, morì il 1 gennaio del 1982 a Zagabria.

Durante la vita esponeva alle mostre indipendenti a Zagabria (1921, 1929, 1932, 1968) a Belgrado (1922, 1924, 1962, 1968) a Karlovac (1969) e a Dubrovnik (1971), e ad almeno una centinaia delle esposizioni collettive. Oggi la parte più grande delle sue opere è esposta nelle gallerie croate e straniere, e tanti lavori minori fanno parte delle collezioni private.

Sempre fedele all’espressione figurativa dalle proporzioni classiche, Kršinić ha influenzato il suo ambiente creando i lavori antologici della scultura croata. Il giuoco della madre, La meditazione e La bagnante appartengono alla cima della scultura europea del XX secolo, conspicui per la bellezza delle linee, morbidezza del volume e la fermezza della composizione.